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Nokia, il Ministero dello Sviluppo sveli i suoi piani

Nella mia prima interrogazione a risposta scritta ho chiesto al Ministero dello Sviluppo Economico di rivelare quali sono le iniziative che intende mettere in atto per intervenire a favore del sito industriale Nokia Siemens di Cassina de´ Pecchi e per la ripresa delle sue attività imprenditoriali. Come prima azione da parlamentare della Repubblica italiana (segnalo che ha firmato la richiesta anche la collega Simona Malpezzi) ho deciso di sollecitare il Governo proprio su un tema sensibile come quello di Cassina de´ Pecchi.

Nel documento ricordo che “il 29 giugno 2012 il Ministero dello Sviluppo economico, Regione Lombardia, Provincia di Milano e il Comune di Cassina hanno sottoscritto un Protocollo istituzionale d´impresa per Iniziative a tutela della vocazione del sito industriale Nokia Siemens di Cassina de´ Pecchi”.

Nell’interrogazione aggiungo inoltre che “l’area industriale Nokia Siemens rappresenta una significativa risorsa per la competitività e l´occupazione della Lombardia e del Paese”. Inoltre rendo noto che al punto 2 del protocollo si dice che i sottoscrittori “condividono che la dimensione della crisi economica in corso e dei soggetti coinvolti nello sviluppo dell´area rendono necessario un pieno e responsabile coinvolgimento e coordinamento del Ministero dello Sviluppo economico e delle strutture di suo riferimento, per lo sviluppo di azioni tese ad attrarre aziende che partecipino allo sviluppo del polo industriale interessato”. In conclusione, credo fermamente che ora per Cassina de’ Pecchi servano azioni concrete e immediate perché rinviare le decisioni può essere dannoso per l’attività del sito.

 

I “disegni” che mi piacciono

Dopo attente valutazioni ho deciso di aderire a diversi disegni di legge che ritengo importanti e che investono vari campi, dall’ambiente al sociale, dal rispetto per gli esseri umani tutti al commercio. Per far capire meglio di cosa si tratta, eccone un breve elenco: “Norme per la promozione della soggettività femminile e per il contrasto al femminicidio”; “Misure per favorire lo sblocco dei pagamenti alle imprese negli enti locali”; “Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti”; “Norme per il contenimento dell’uso di suolo e la rigenerazione urbana”;“Disposizioni concernenti la ricognizione e la demolizione degli immobili costruiti abusivamente, le sanzioni penali e i procedimenti di sanatoria, nonché disciplina dell’attività dell’Osservatorio nazionale sull’abusivismo edilizio”; “Norme per la tutela e la valorizzazione del patrimonio ferroviario in abbandono e la realizzazione di una rete della mobilità dolce”; “Disposizioni per la promozione e la disciplina del commercio equo e solidale”; “Norme per la valorizzazione dei prodotti agricoli e alimentari provenienti da filiera corta a chilometro zero e di qualità, nonché modifiche all’articolo 4 del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228”; “Modifica dell’articolo 416-ter del codice penale, in materia di scambio elettorale politico mafioso”.

 

Fratelli d’Italia: ecco come è andata

In questi giorni molte persone si sono chieste perché è stata concessa una deroga alla compagine politica Fratelli d'Italia per costituirsi in gruppo unico all’interno del Parlamento, determinando dei presunti costi aggiuntivi. Per spiegare cosa è successo, faccio sapere che le deroghe vengono date dal Regolamento della Camera se sussiste almeno uno di questi tre motivi: essere almeno 20 componenti; aver partecipato alle elezioni politiche con il proprio simbolo; essere presenti su tutto il territorio nazionale.

Il gruppo Fratelli d'Italia poteva contare su due dei tre motivi di deroga ed era impossibile non concedere quanto chiesto. Inoltre, è corretto dare rappresentanza democratica anche a queste forze. Tutto ciò senza aggravio per le spese legate ai rimborsi elettorali, ma con una spesa aggiuntiva di circa 300mila euro per il personale.

Mi ha stupito però che chi ha chiesto di non dare spazio a questo gruppo – e mi riferisco al Movimento 5 Stelle – ventilando aumenti di costo, ha avuto un eccesso di rappresentanza nell’Ufficio di presidenza, obbligando gli altri partiti a integrare lo stesso Ufficio con costi aggiuntivi, anche in questo caso per il personale.

 

Economia, approvata la Risoluzione

L’Aula della Camera ha approvato una Risoluzione su Relazione del Governo al Parlamento Europeo che impegna, appunto, il Governo a emanare il decreto legge per il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione in favore delle imprese e a “graduare il flusso dei pagamenti accordando priorità a quello che le imprese non hanno ancora ceduto al sistema creditizio”. Il documento è stato firmato da Pd, M5s, Pdl, Lega, Sel, Cd e Sc. Qui sotto potete leggere il testo nella sua interezza.

 

La Camera,

   premesso che:

    il Governo ha presentato una Relazione ai sensi dell'articolo 10-bis, comma 6, della legge di contabilità e finanza pubblica;

    la Relazione rivede al ribasso le stime macroeconomiche e di conseguenza quelle relative agli aggregati di finanza pubblica per gli anni 2012, 2013 e 2014, in particolare aumentando dal -1,8 al -2,4 per cento la stima del rapporto fra indebitamento netto e PIL nel 2013;

    l'Italia intende rispettare gli impegni presi con l'Unione europea in materia di bilancio;

    è necessaria una vera svolta delle politiche dell'Unione in direzione dello sviluppo sostenibile, come sollecitato ormai da tutte le istituzioni sovranazionali, a partire dalla costruzione di un vero bilancio federale, di strumenti anticiclici di livello europeo, anche aventi natura asimmetrica, di un rafforzamento della capacità autonoma dell'Unione di finanziare investimenti produttivi e politiche attive di sostegno all'occupazione giovanile, di un veloce completamento dell'unione bancaria, di una rapida verifica e messa in campo, come sollecitato dal Parlamento europeo, di strumenti di garanzia solidale di almeno una parte dei debiti sovrani degli Stati membri;

    in conseguenza del processo di risanamento della finanza pubblica italiana e dell'approssimarsi della conclusione della procedura di deficit eccessivo aperta a carico del nostro Paese, nelle sedi europee sono state di recente assunte decisioni che incoraggiano l'Italia nella direzione di una maggiore flessibilità delle regole di bilancio in materia di pagamento dei debiti commerciali delle pubbliche amministrazioni e di spesa per alcune tipologie di investimenti produttivi;

    il miglioramento delle condizioni di finanziamento del debito pubblico italiano e la maggiore fiducia dei mercati nel nostro Paese possono far ritenere sostenibile una emissione aggiuntiva di debito pubblico per pagare debito commerciale arretrato;

    a seguito di tali decisioni, il Governo ha dichiarato la volontà di avvalersi di tali margini di manovra per avviare un intervento straordinario che, nel restituire trasparenza e rendicontabilità ai bilanci pubblici italiani, consenta il pagamento di un'ingente quantità di debiti commerciali, nell'ordine di 20 miliardi di euro per ciascuna delle annualità 2013 e 2014, con benefìci rilevanti per il sistema delle imprese e per le condizioni di liquidità dell'intero sistema economico nazionale;

    tale intervento verrà finanziato con ulteriore emissione di debito pubblico nazionale, ma avrà impatto sull'indebitamento netto solo per la parte relativa ai pagamenti relativi a spese di investimento;

    l'impatto sull'indebitamento è previsto in 0,5 punti di PIL nel corso del 2013, comprensivi sia dei pagamenti arretrati delle pubbliche amministrazioni per spese di investimento già effettuate sia delle nuove spese per investimenti produttivi che saranno concordate con l'Unione europea, con ciò portando la previsione dell'indebitamento netto per l'anno in corso al -2,9 per cento, ovvero in prossimità della soglia massima consentita;

    il Governo ha manifestato l'intenzione di presentare in Parlamento, in seguito all'approvazione della presente Relazione, in tempi molto rapidi un provvedimento d'urgenza che contenga strumenti e modalità di intervento per il pagamento dei debiti commerciali della pubblica amministrazione;

    il saldo netto da finanziare, in ragione dell'intervento previsto, nonché dell'aggiornamento delle stime del quadro macroeconomico contenute nella Relazione al Parlamento, subisce complessivamente un peggioramento pari a 25 miliardi di euro per ciascuno degli anni 2013 e 2014;

    la presentazione del Documento di economia e finanza, comprendente il nuovo Programma di stabilità e il nuovo Programma nazionale di riforma, consentirà al Parlamento un esame dell'evoluzione a breve e medio termine degli obiettivi e degli strumenti delle politiche nazionali nel contesto europeo e richiederà un approfondito ruolo istruttorio, anche attraverso una serie di incontri e di audizioni e con istituzioni ed esperti indipendenti,

impegna il Governo:

   a verificare che siano realizzate le condizioni affinché l'Italia, dopo aver ridotto il disavanzo al 3 per cento del PIL nel 2012, possa ottenere, nel corso del 2013, una valutazione positiva nell'ambito della procedura europea sui deficit eccessivi;

   ad operare affinché la nuova «mini» golden rule diventi permanente e sia utilizzata a vantaggio di tipologie di investimenti produttivi che abbiano particolare impatto sullo sviluppo economico dei territori e sulla cura e la manutenzione delle risorse e dei beni pubblici di livello locale;

   ad adottare un provvedimento d'urgenza per accelerare il pagamento dei debiti commerciali delle pubbliche amministrazioni con un impatto sull'indebitamento netto previsto in circa 0,5 punti percentuali di PIL, ferma restando la necessità che il medesimo indebitamento netto per l'anno in corso non superi il 2,9 per cento del PIL;

   ad operare per una vera svolta delle politiche dell'Unione in direzione dello sviluppo economico e della costruzione di un vero bilancio federale;

   con riferimento all'imminente provvedimento d'urgenza in materia di pagamenti dei debiti commerciali delle pubbliche amministrazioni:

    a predisporre un insieme di interventi di immediata eseguibilità, improntati a criteri di semplificazione e, ove possibile, automatismo, evitando il rimando a ulteriori fonti normative di carattere secondario, allegando al predetto provvedimento un'informativa da aggiornare periodicamente sulla base di tutti i dati che via via si renderanno disponibili in merito all'entità dei debiti commerciali, al loro riparto per enti e livelli di governo, alla loro classificazione fra spese correnti e d'investimento e fra funzioni di spesa, alle date della loro maturazione, all'entità dei debiti che hanno la natura di essere fuori bilancio;

    a rendere impignorabili le risorse resesi disponibili per il pagamento dei debiti commerciali e a procedere, per quanto possibile, alla tempestiva erogazione di una prima tranche di finanziamenti alle amministrazioni debitrici, in anticipo sulla registrazione definitiva di tutte le posizioni debitorie che potranno essere coperte dall'intervento;

    a verificare la possibilità di graduare l'ammissibilità delle amministrazioni pubbliche al programma straordinario in relazione alla trasparenza e virtuosità dei loro bilanci, e quindi alla natura dei debiti commerciali maturati, in modo da evitare che l'intervento si configuri di fatto come una sanatoria di comportamenti negativi, quali ad esempio l'eccessivo accumulo di debiti fuori bilancio o di contenziosi con i fornitori, e a controllare allo stesso tempo che il programma in questione abbia un impatto territoriale il più possibile omogeneo rispetto alle spese effettive, pur tenendo conto della distribuzione degli stock di pagamenti in essere;

    a prevedere l'obbligo per le amministrazioni di predisporre e comunicare, con procedure semplificate e precise scadenze temporali, al Ministero dell'economia e delle finanze l'elenco dei debiti scaduti in ordine cronologico e a vincolare le medesime amministrazioni al pagamento degli stessi utilizzando le risorse che saranno rese a tal fine disponibili, anche prevedendo sanzioni per i soggetti inadempienti e salvaguardando comunque l'esigenza di evitare discriminazioni derivanti dalla collocazione territoriale delle imprese creditrici;

    a costruire schemi e soluzioni che tengano conto delle differenti situazioni contabili e di bilancio che convivono nell'universo delle amministrazioni pubbliche italiane, con particolare riguardo a quelle già in possesso di risorse bloccate, nel corso degli anni, dal patto di stabilità interno e a quelle, invece, che hanno bisogno per sbloccare i pagamenti di accedere a liquidità aggiuntiva con scadenze di ripianamento a lungo termine;

    a verificare la possibilità, in particolare per i debiti commerciali che derivano da spese correnti, acquisito l'avviso degli enti interessati, di istituire un sistema di pagamenti diretto alle imprese creditrici gestito dallo Stato e operante sulla base di elenchi delle posizioni debitorie predisposto dalle amministrazioni locali;

    a monitorare il rispetto degli adempimenti da parte delle amministrazioni beneficiarie, sanzionandone l'inerzia e inserendo elementi cogenti per rendere effettiva, da parte delle amministrazioni, l'adesione al piano straordinario di pagamento dei debiti commerciali;

    ad introdurre meccanismi di pubblicità, anche attraverso sistemi informatici, delle attività di certificazione dei propri debiti svolte dagli enti locali verso lo Stato, al fine di consentire un controllo diffuso da parte dei cittadini e delle imprese;

    a verificare se, in seguito all'intervento sui debiti commerciali, si possano aprire ulteriori spazi per un migliore utilizzo degli istituti già esistenti connessi al patto di stabilità verticale di regioni ed enti territoriali;

    a graduare il flusso dei pagamenti accordando priorità a quelli che le imprese non hanno ancora ceduto al sistema creditizio e a verificare l'opportunità, fermo restando il rispetto del criterio del pagamento secondo l'ordine cronologico, di tutelare le situazioni di crisi aziendale sulla base di principi di equità e di solidarietà;

    ad attivare adeguate convenzioni e sistemi di monitoraggio con il sistema creditizio, aventi la finalità di mantenere a disposizione del sostegno all'economia reale e alle imprese la liquidità che il sistema nel suo complesso verrà a recuperare per effetto del pagamento dei crediti già ceduti, ma anche per effetto, più in generale, del recupero dei margini finanziari da parte dei clienti imprese che hanno subito nel corso del tempo un deterioramento della loro posizione per effetto dei ritardi dei pagamenti pubblici;

    a verificare la fattibilità, ove richiesto dalle imprese interessate, di schemi di compensazione con i debiti tributari delle imprese creditrici, nonché ogni altra misura di semplificazione per l'accesso delle imprese al programma straordinario di pagamento, valutando altresì la possibilità di condizionare l'accesso al programma a impegni da parte delle imprese per i loro successivi, e rispettivi, pagamenti nelle filiere della subfornitura;

    a chiarire il perimetro di applicabilità del programma straordinario;

    a riservarsi ulteriori decisioni in merito a eventuali margini non utilizzati dal programma di pagamento dei debiti commerciali, in particolare di quelli che hanno impatto sull'indebitamento netto, previo accordo nelle competenti sedi dell'Unione europea;

    a rideterminare il saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato, il fabbisogno del settore statale e l'obiettivo programmatico di indebitamento netto in coerenza con quanto indicato nella Relazione al Parlamento.